Civico  Museo  d'Arte  Moderna

  

ARTISTI

Felice  CARENA

Torino 1879 – Venezia 1906

Studia con Giacomo Grosso all’Accademia Albertina di Torino e si lega d’amicizia con esponenti dell’area simbolista, come i poeti Arturo Graf e Giovanni Cena, il critico Enrico Thovez e soprattutto con Leonardo Bistolfi. Vincitore del Pensionato artistico nazionale nel 1906, si trasferisce a Roma inserendosi nella vita artistica e intellettuale della capitale. Nel 1910 ha una sala alla Mostra degli Amatori e Cultori cui segue due anni più tardi la personale nell’ambito della Biennale di Venezia; qui l’artista raduna tutte le opere del primo periodo romano che concludono la fase simbolista. E’ in occasione della mostra della Secessione tra il 1913 e il 1915 che si apre, attraverso la visione diretta, agli influssi della pittura francese di Cèzanne e Matisse che rinnoveranno profondamente il linguaggio della sua pittura.

La guerra del 15 –18 segna un periodo di stasi nella sua attività. Si trasferisce ad Anticoli Corrado con la famiglia, che sarà anche in seguito il luogo prediletto per i soggiorni estivi; a contatto con questo mondo contadino semplice e legato a valori essenziali, il pittore ritorna al "vero" realizzando opere caratterizzate da un accentuarsi della plasticità e dei valori costruttivi, in cui si nota la ricerca di una maggiore solidità costruttiva e definizione dei volumi, dimostrando di aver assimilato la lezione di Cèzanne.

Nel primo dopoguerra il clima artistico italiano da una parte riscopre la lezione di Cèzanne nel valore costruttivo delle forme e dall’altra si orienta verso un ritorno all’ordine che sfocierà nel Novecento. Si riscopre la tradizione italiana classica e la pittura del 400: Masaccio, Piero della Francesca. Carena in questo clima aspira alla grande composizione del quadro sul modello di quelli antichi, facendosi trascinare, come altri artisti contemporanei, dalla retorica, come testimonia il dipinto la quiete del 1921, considerato da antologia per la posizione che ha assunto nella storia della critica d’arte del tempo. L’emozione si libera invece in altri dipinti di quest’epoca come Bambina sulla porta del 1919 in cui la solidità e compattezza costruttiva contribuiscono ad esaltare l’intensità espressiva, trattenuta ma carica.

Tra il 1922 e il 1924 organizza insieme allo scultore Attilio Selva una scuola d’arte presso gli Orti Sallustiani; le lezioni sono frequentate, tra gli altri, da Emanuele Cavalli,   Giuseppe Capogrossi,   Fausto Pirandello  che lo seguono anche nei soggiorni estivi ad Anticoli. Nel 1924 si trasferisce a Firenze, dove gli è assegnata per chiara fama la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti della quale diviene in seguito direttore. Il suo insegnamento era ricercato e alla sua scuola si formarono alcuni dei maggiori artisti italiani della generazione dei primi anni del 900. L’intima amicizia con due noti artisti di Firenze come il pittore Ardengo Soffici e lo scultore Libero Andreotti, appassionati cultori dell’arte classica italiana, aumentò ancor più in Carena l’incantamento per l’arte antica, in una sede prestigiosa e ricca di suggestioni come la città di Firenze. Già negli anni successivi alla Biennale Veneziana del 1926 alla quale partecipa con 50 opere, Carena si rivolge verso una maggiore semplicità; abbandona il tono accademico. Si nota  quell’attenzione rivolta più ai sentimenti che alle forme.

E’ del 1945 il trasferimento a Venezia dove risiederà fino alla morte. Nei vent’anni di soggiorno veneziano, la serie di nature morte raggiungono una vibrante intensità emotiva e raffinatezza di struttura e colore.

 

 

 

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